Seduto su una panchina del parco osservo l’acqua scorrere allegramente tra i sassi nel ruscelletto. Alcune simpatiche paperette piccole e grandi sguazzano e cercano cibo.
Mi immedesimo con piacere nella scena, ascolto musiche selezionate e comincio lentamente e dolcemente ad isolarmi dall’ambiente circostante; dimentico problemi e preoccupazioni; comincio, quasi automaticamente, a zumare internamente e mi accingo a passare oltre.
Apro la mente e il cuore per renderli in grado di ricevere quel che viene da “là fuori” o “lì dentro”.
Come insegnano i saggi, per interiorizzare occorre superare la mente che distrae e frena con la sua insistenza nell’esaminare l’ambiente circostante, nel valutare, giudicare, contrapporre, ecc.
Personalmente trovo che il modo più facile, almeno per me, di liberarsi della frenesia della mente sia far sciogliere tutto come neve al sole, senza forzature che causerebbero contrapposizione e, quindi, maggiore difficoltà ad immergersi negli abissi dello spirito.
Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare. (Leopardi)
La musica mi sgorga dall’intimo e mi fa vivere sentimenti profondi ed esplorare orizzonti meravigliosi. Lo spirito si apre e l’affetto si espande fino a comprendere tutti e tutto.
Allargare gli affetti è bello, liberatorio ed appagante come se il nostro spirito anelasse la massima unione di affetti mentre invece si intristisse, immiserisse ed impoverisse nelle limitazioni.
I genitori non dividono il loro affetto secondo il numero dei figli. La profondità dell’amore dei genitori resta uguale, se non viene, addirittura, aumentata con i nuovi nati.
Se in passato era importante espandere gli affetti, oggi, con la globalizzazione, Internet, ed altro che avvicinano sempre di più e mettono in relazione e confronto popoli, culture e religioni diverse, diventa fondamentale per costruire una società globale coesa, pacifica e solidale.
Ritengo quindi che, limitare gli affetti, sia sbagliato e causa di problemi anche gravi.