Plinio il Giovane, Tacito, Svetonio – Fonti non Bibliche

Plinio il Giovane (@62-113 D.C.)

Uno dei pietosamente pochi “riferimenti” che i Cristiani riportano come prova dell’esistenza di Gesù è la lettera a Traiano che si sostiene sia stata scritta dallo storico Romano Plinio il Giovane. Comunque, in questa lettera c’è solo una parola, “Cristiani”, che si può applicare, e che è stato dimostrato essere spuria, come si sospetta dell’intero “documento”. Sulla base del resoconto di Plinio sugli Esseni è stato suggerito che, se la lettera fosse genuina, la parola originale fosse “Esseni”, che fu poi cambiata in “Cristiani” in una delle tante “revisioni” delle opere delle antiche autorità da parte dei falsificatori Cristiani.

Tacito (@ 55-120 D.C.)

Come Plinio, lo storico Tacito, non visse durante il periodo nel quale si sostiene sia vissuto Gesù, ma nacque due decadi dopo la supposta morte “del Salvatore”; così, se nella sua opera ci fosse qualche passo che si riferisse a Cristo o ai sui immediati seguaci, sarebbero di seconda mano e di molto tempo dopo i supposti eventi. Comunque, questo fatto non ha importanza perché, come notato, anche il passo in Tacito che si sostiene riguardi i Cristiani perseguitati sotto Nerone è una interpolazione e una falsificazione. Il zelante difensore della fede Eusebio non nomina mai il passo di Tacito, né lo fa alcun altro prima del 15° secolo D.C. Come dice Taylor:

Questo passo, che sarebbe servito agli scopi della citazione Cristiana meglio di ogni altro in tutti gli scritti di Tacito, o di qualsiasi altro scrittore Pagano, non viene citato da alcuno dei padri Cristiani… Non viene citato da Tertulliano, anche se egli aveva letto e cita ampiamente le opere di Tacito… Non c’è vestigia o traccia della sua esistenza in alcuna parte del mondo prima del 15° secolo.7

Svetonio (@ 69-140 D.C.)

I difensori Cristiani, come evidenza del loro uomo di dio, amano riportare anche il passo minuscolo e probabilmente interpolato dello storiografo Romano Svetonio che si riferisce a qualcuno chiamato “Crestus” o “Crestos” a Roma. Ovviamente, si sostiene che Cristo non sia mai stato a Roma, così questo passo non è applicabile a lui. In aggiunta, mentre alcuni hanno speculato che ci fosse un uomo Romano con quel nome in quel periodo, il titolo “Crestus” o “Crestos”, che significa “buono” e “utile”, tra gli altri, era tenuto frequentemente dagli schiavi liberati, inclusi vari dei.

Riguardo a questi “riferimenti storici”, Taylor dice, “ma anche se fossero autentici, e fossero stati derivati da fonti precedenti, essi non ci porterebbero indietro a prima del periodo nel quale la leggenda del vangelo prese forma, e così potrebbero attestare solo la leggenda di Gesù, non la sua storicità”. In ogni caso, questi scarsi e brevi “riferimenti” ad un uomo che si suppone avesse scosso il mondo, difficilmente possono servire come prova della sua esistenza, ed è assurdo che la conclamata storicità della religione Cristiana sia fondata su di essi.

Al tempo del supposto avvento di Cristo ci furono certamente dozzine di storici relativamente affidabili che generalmente non colorarono le loro prospettive con una grande quantità di mitologia, pregiudizi culturali e bigotteria religiosa – dove sono le loro testimonianze per degli eventi tanto stupefacenti scritti nei vangeli? Come riferisce Mead, “E’ stata sempre infallibile fonte di meraviglia per il ricercatore storico degli inizi Cristiani, che non ci sia una sola parola dalla penna di alcuno scrittore Pagano del primo secolo della nostra era, che possa in alcun modo essere riferito alla meravigliosa storia raccontata dagli scrittori del vangelo. La stessa esistenza di Gesù sembra ignota”.8 Il silenzio di questi storici, di fatto, è assordante testimonianza contro gli storicizzatori.

Citazioni:

7. Taylor, 395-6.

8. Mead, DJL, 48.

Bibliografia

Da “The Christ Conspiracy” di Acharya s

Resistenza LaicaCollaboratori di Resistenza Laica

11 risposte a “Plinio il Giovane, Tacito, Svetonio – Fonti non Bibliche

  1. Repetita juvant 🙂

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  2. Caro Spiritualrationality,

    era con molta impazienza che aspettavo le argomentazioni dell’autrice di “The Christ conspiracy” come risposta ai miei contributi storici.
    A mio avviso, tra i vari temi da affrontare, è di basilare importanza verificare innanzitutto l’autorevolezza delle testimonianze storiche extracristiane su Gesù.

    Segue

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  3. spiritualrationality

    Ringraziando tutti per il loro contributo che, sono lieto di riconoscere, è generalmente serio, approfondito e rispettoso delle convinzioni altrui, chiederei a coloro che scrivono commenti, di aggiungere anche un indirizzo mail in modo da poter inviare comunicazioni non strettamente collegate agli articoli….
    Ad esempio, poiché, per non appesantire troppo il Blog e per facilitare gli interventi e gli approfondimenti di tutti, ho pensato di predisporre un Gruppo sul quale ho spostato alcuni commenti particolarmente lunghi e/o che si possono prestare ad una discussione comune…ma non ho potuto avvisare tutti coloro che li avevano scritti. (Penso di spostare anche il tuo commento mettendo un link…)

    Per quanto riguarda i rilevi che fai, per il momento mi limito a dire due cose:
    1) L’autrice riprende varie volte i tanti argomenti del libro per esaminarli sotto punti di vista diversi. Alla fine molte affermazioni risulteranno più fondate, circostanziate e motivate. Per questo chiedo di avere pazienza e di attendere tutto lo sviluppo della lunga trama. Non mancheranno sorprese!
    2) Anche ammesso, e non concesso, che le testimonianze storiche in oggetto siano vere e non “addomesticate”, almeno in parte, è mai possibile che di eventi tanto eccezionali, frequenti e meravigliosi (miracoli di ogni genere, resurrezione di morti, terremoti, Magi, angeli, ecc.) restino solo pochissimi fumosi resoconti e scritti quasi tutti a distanza di molti decenni dai presunti fatti? E’ mai possibile che non esista un solo documento originale di alcun testo neotestamentario (visto, ad esempio, il fanatismo dimostrato in seguito in relazione alle reliquie)? E, soprattutto, se i documenti che ci sono stati trasmessi riferissero delle verità così grandi e fondamentali per il genere umano, perché iniziare con delle menzogne falsificando l’attribuzione dei testi tanto che è lecito dubitare di tutti o quasi…? E perché tante manipolazioni e falsificazioni dei testi originali?…….

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  4. Caro Spiritualrationality,

    penso che sia una buona idea, così il blog è più snello e leggibile.
    Ho, quindi, inserito il mio indirizzo di posta elettronica.

    Quanto alle domande che poni, basandomi sui miei studi provo a darti una breve risposta.

    Di nessun scritto dell’antichità conosciamo il manoscritto originale dell’autore, questo perché il materiale usato, come papiri e pergamene, essendo di origine organica, si sono deteriorati con il tempo. Quindi, al pari di qualsiasi opera letteraria del mondo classico, anche dei vangeli non abbiamo la prima stesura originale. Però al contrario di ogni altro scritto dell’antichità il Nuovo Testamento è attestato dai manoscritti più antichi e numerosi che esistano.

    Sono conosciuti attualmente più di 2500 manoscritti contenenti il testo greco del Nuovo Testamento. Il più antico, il papiro Rylands P52, che riporta parti del vangelo di Giovanni, risale circa al 125 d.C., quindi è una copia scritta a meno di 30 anni dall’originale! Pensa che per gli scrittori greci il tempo che intercorre tra l’originale e il primo manoscritto in nostro possesso è almeno di 1200 anni! Per Eschilo, ad esempio, vissuto tra il 525 e il 456 a.C., il primo manoscritto di una sua tragedia è del XI secolo d.C., tra stesura e copia un intervallo di ben 1500 anni! Per le opere di Platone si parla addirittura di 13 secoli.

    Altro dato importante è la quantità di tali testimonianze scritte. Se consideriamo tutti i codici del Nuovo Testamento, cioè le copie manoscritte prima dell’avvento della stampa, queste sono almeno più di 5000, un numero enorme, specie se confrontato con quello di tutti gli altri testi dell’antichità. Di Orazio abbiamo solo 250 codici, di Virgilio 110, di Platone 11, di Tacito appena 2.

    Il silenzio degli storici contemporanei di Gesù, non deve meravigliare. Analizzando la questione in modo storico, e non superficiale, come fanno i vari Taylor e Mead, ci si accorge che questo fenomeno è del tutto normale. Gli scrittori romani non essendo direttamente interessati a questa nuova fede, tendevano a disinteressarsi di un fenomeno che per i primi tempi venne visto semplicemente come una questione religiosa interna al popolo ebraico. L’attenzione per il fenomeno cristiano nascerà solamente quando esso acquisterà una certa rilevanza sociale, tale da farlo balzare innanzi agli occhi di tutti. Per gli storici ebrei non c’era alcun motivo per riportare le oscure vicende di un mitomane (ai loro occhi) che diceva di essere il Figlio di Dio. A quel tempo la Palestina pullulava di gente che si faceva passare per il messia e anche successivamente, quando i cristiani vengono apertamente perseguitati fino ad essere iscritti nell’elenco delle maledizioni riservate ai “minim” (= gli eretici), era molto “rischioso” per qualsiasi ebreo interessarsi a Gesù ed ai cristiani. Per tutti questi motivi le prime testimonianze non cristiane entrarono a far parte degli scritti dell’epoca solo per necessità pratiche e per motivi spesso contingenti. Prova di tutto ciò è il fatto che tra gli storici ebrei solo Giuseppe parla di Gesù in quanto filoromano ed odiato dagli ebrei.

    Mi fermo qui, sono stato troppo prolisso.
    Prossimamente ti fornirò un contributo anche sulle presunte manipolazioni dei testi e… poi ci sono ancora Tacito e Svetonio.

    Un saluto.

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  5. Caro Spiritualrationality,

    vorrei, brevemente, dare un contributo in risposta a ciò che viene detto in questo articolo a proposito della testimonianza dello storico romano Tacito su Gesù.

    In base ai miei studi le affermazioni di questo Taylor sono inaccettabili, quindi da rigettare. Ti spiego il perché.

    Il grande storico romano Cornelio Tacito (54-119), pretore, oratore, consul suffectus e proconsole in Asia, scrisse attorno al 112 i suoi 16 libri di Annali, che narrano la storia romana dalla fine del principato di Augusto (14 d.C.) alla morte dell’imperatore Nerone (68 d.C.).
    Tacito, quindi, scrisse di Gesù a distanza di circa 60 – 70 anni dai fatti accaduti. Ritenere che una tale distanza temporale possa impedire ogni attendibilità è un’assurdità. Sarebbe come sostenere che uno storico contemporaneo che citi, ad esempio, Mussolini, morto proprio circa 60 anni fa, si riferisca ad una figura mitologica.
    In realtà le parole di Tacito riferite a Gesù Cristo, mostrano che egli è ben informato a riguardo, e che la fonte a cui attinse dovette essere, su questo punto, ottima. E’ risaputo che Tacito è il più grande storico romano, egli raccoglie le notizie con molta attenzione, al punto che talora si è potuto riconoscere i documenti preesistenti di cui egli si è valso, e in qualche modo stabilire le derivazioni delle notizie riferite. Il fatto che Tacito non usi le classiche espressioni del “sentito dire”, quali ferunt, tradunt (si dice, si racconta) è chiaro segnale che egli attingesse a notizie di prima mano.
    Non deve stupire, inoltre, il fatto che questo brano non viene citato nelle opere dei primi padri della Chiesa. Infatti, prima dell’era moderna, l’esistenza storica di Gesù non fu mai messa in dubbio (infatti nelle loro polemiche contro i cristiani i vari Celso, Frontone, Galeno, Trifone giudeo, ecc… non lo fecero mai) e siccome il brano di Tacito riporta solo un breve accenno storico a Gesù ed ai cristiani, il riportare questo brano non era di alcuna utilità.
    Inoltre, in questo brano degli Annales di Tacito, il Cristianesimo è presentato come “esiziale superstizione”, “morbo”, “turpe” e “vergognoso”, con l’osservazione che la condanna dei cristiani fu certamente giusta. Dice Tacito: “benché si trattasse di rei meritevoli di pene severissime”. E’ evidente che il passo non poteva essere certo utilizzato dagli apologeti cristiani per difendere il Cristianesimo dagli attacchi dei pagani e degli ebrei, anzi sarebbe stato controproducente citarlo.
    Ciò è dimostrato dal fatto che i cristiani hanno sempre censurato tutto ciò che poteva essere offensivo nei confronti del Cristianesimo, come ad esempio i passi anticristiani Talmudici del Sanhedrin 43°, che oggi vengono studiati come prova a sostegno dell’esistenza storica di Gesù.
    Da rigettare anche l’ipotesi di una falsificazione. Risulta assurdo credere che un falsario cristiano abbia costruito dal nulla questo passo per inserirci delle ingiurie contro il Cristianesimo. In una sicura interpolazione, come quella che troviamo nel “Testimonium flavianum”, troviamo, infatti, notizie sulla divinità di Cristo.

    Un saluto

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  6. “Sono conosciuti attualmente più di 2500 manoscritti contenenti il testo greco del Nuovo Testamento. Il più antico […] risale circa al 125 d.C., quindi è una copia scritta a meno di 30 anni dall’originale! Pensa che per gli scrittori greci il tempo che intercorre tra l’originale e il primo manoscritto in nostro possesso è almeno di 1200 anni! ”

    Appunto. Ricopiare un originale perche’ sta per essere perduto e’ un conto: qua invece si parla di ricopiare RIPETUTAMENTE tutto, CANCELLANDO gli originali.
    Vi ricordo che le pergamene al contrario dei fogli di carta resistono intatte per secoli e secoli.

    Provo a darvi un’opinione un po’ estremista, ma tutti i documenti storici non contemporanei a Gesu’ non andrebbero nemmeno considerati, secondo me:

    Plinio il Giovane parla dei Cristiani? Nulla di strano. I Cristiani esistevano, e lo storico li cita. Viene menzionato Cristo, e anche qua nulla di strano: e’ il nome del Dio che adoravano. Non racconta delle gesta di Cristo, come non lo ha mai fatto nessuno storico. La differenza esiste.
    Pertanto non puo’ essere addotta come prova o meno dell’esistenza di Cristo.

    Tacito parla di Cristo in maniera non mitologica? Peccato che non avesse modo di sapere se esistesse realmente o meno, e infatti non ne parla nemmeno in maniera “storica”, non ne narra le gesta. Parla dei Cristiani e non c’e’ nulla di strano perche’ essi esistevano.

    Svetonio… un passo ridicolo! Non ne parliamo nemmeno, per carita’. Comunque, vale lo stesso ragionamento che per gli altri due.

    Chi “parlava di Cristo” in realta’ lo faceva con la stessa autorevolezza con cui io ora scrivo “i seguaci di cthulhu sono stati arrestati e perseguitati”. Ne’ piu’ ne’ meno.

    “i cristiani hanno sempre censurato tutto ciò che poteva essere offensivo nei confronti del Cristianesimo”
    Verissimo. Oppure lo hanno cancellato dalla faccia della Terra, dopo averlo ricopiato e riscritto a loro modo.

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  7. I vangeli venivano ricopiati perchè allora non esisteva ancora la stampa, tanto meno i mezzi d’informazione oggi esistenti. Quindi si producevano tantissime copie manoscritte per soddisfare il bisogno di ogni comunità cristiana neoformata di leggere le memorie degli apostoli (cfr. Giustino-Apologia I, capp. 66 e 67).

    Da dove si ricavi il fatto che dopo ogni ricopiatura seguisse la cancellatura dell’originale è un vero mistero.

    Plinio il giovane testimonia la presenza in Asia minore, quindi in ambiente non palestinese, di un culto a Cristo come a Dio attorno al 110- 115 d.C.
    Stiamo parlando di circa 80 anni dalla morte di Cristo. Per gli storici si tratta di un tempo troppo breve affinche si sia potuto formare un mito.

    Tacito non parla solo dei cristiani, ma dice chiaramente: “Origine di questo nome era Cristo, il quale sotto l’impero di Tiberio era stato condannato al supplizio dal procuratore Ponzio Pilato” ((Ann. XV, 44).
    Il suo è un preciso e circostanziato riferimento a Cristo ed alla sua esecuzione.

    Svetonio testimonia il fatto che ad essere espulsi da Nerone furono i cristiani e cio ci riporta a quanto detto per la testimonianza di Plinio.

    Sono testimonianze autorevoli perchè non stiamo parlando di opinioni espresse da illustri sconosciuti, ma da personaggi pubblici che scrivevano testi pubblici attingendo a fonti ufficiali (archivi imperiali).

    La realtà è che ormai sono pochissimi coloro che si ostinano a negare la storicità di Cristo.

    Un saluto.

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  8. Sarò breve e non particolareggiato, dato che ritengo inutile diffondersi su queste cose (anche perchè “pochissimi” ormai “si ostinano”…).

    E’ spiacevole constatare in che modo si continui a credere che il numero di documenti rimanenti di un dato racconto sia biunivocamente prova del fatto che quanto esso narra sia vero. Se così fosse, dovremmo pensare che la guerra di Troia non si combattè mai, o che Cesare fu un personaggio mitico, proprio perchè i testi che ce ne parlano sono molto pochi rispetto ai vangeli.

    1) Giustino (ca. 120) ignora qualsiasi documento originario dei vangeli; ed al suo discepolo, che poi divenne eretico, fu attribuita spuriamente una prima versione di vangelo “quadripartito”, che poi si scoprì esser stata compilata da un altro, circa cento anni dopo di lui, come sappiamo ormai da secoli grazie ad Eusebio (ma a quanto pare, la cosa è “ignota” a certi apologisti internettiani)…
    Peraltro, Giustino ignora fonti come Papia e Policarpo, a parere del primo dei quali le vicende evangeliche si trasmisero in maniera orale e a casaccio, in base a ciò che gli “evangelisti” ricordavano: nulla di cui stupirsi, se Eusebio lo ritenne “corto di cervello”…

    2) Esistono “miti” e leggende basati su personaggi realmente vissuti, scritti a nemmeno 30 anni dalla loro morte; ciò è verissimo soprattutto per quanto riguarda, guarda caso, personaggi legati a guerre e guerriglie.
    Dunque questo fatto che il contenuto dei vangeli sia veramente la storia di un “dio incarnato” perchè ci vorrebbe un tot numero di anni affinchè si possa formare un mito, è di per sè stesso una pretesa mitica, a quanto pare ripetuta senza nemmeno farci caso.
    Che tale pretesa non possa essere veridica, lo confermerebbe appunto il fatto che al tempo della circolazione delle opere tacitiane (cioè passato quasi un secolo dai fatti…) avremmo dovuto avere molte più notizie su tale personaggio, la cui figura sarebbe stata ampiamente documentata dai “vangeli” (questi documenti così diffusi): che, ahimè, così come li conosciamo iniziano ad essere menzionati soltanto a partire dal tempo di Ireneo, cioè ad oltre 150 anni dopo i presunti fatti. Per inciso, Ireneo fu sospettato di armeggiare con le “tradizioni della chiesa”, a detta di un suo autorevole collega (mica illustri sconosciuti…).

    Purtroppo, tali testimonianze su fatti così straordinari si riducono a nemmeno 10 su un totale di oltre 50 autori, tolte quelle chiaramente contraffatte (come il “testimonium flavianum”) e quelle irrilevanti, e cioè:

    Galeno, che intorno al tempo di Giustino parla di un generico “cristo” e di “cristiani”, pur citando Mosè per nome…
    oppure il suo quasi contemporaneo Luciano, che parla di “sempliciotti” e “sofisti crocefissi”…
    oppure Mara bar Serapion, un oscuro carcerato che scrive al figlio di “giudei” che hanno ucciso un anonimo “re giusto”, comparandolo a Pitagora (a cui proposito ignorava persino come e dove morì, tanta era la sua attendibilità…)
    oppure Tallo e Flegonte, anch’essi contemporanei di Galeno, che furono scrittori di scarso rilievo, autori di opere scomparse ma citate da alcuni cristiani (i soliti: Eusebio, Africano, Origene…), che si citano a vicenda sbagliando date e luoghi (l’eclisse di cui parlano avvenne in Bitinia, e non nel presunto giorno della crocefissione…). Questo è quanto: non è granchè da vantare, direi.

    Peraltro, gli apologisti hanno la faccia tosta di recriminare dicendo che nessuno ne abbia parlato perchè si trattava di una storia scomoda… a quanto pare nota solo a queste otto persone su 50!
    Non paghi di ciò, alcuni (come il notorio … americano Turkel…) affermano che nessun altro scrittore a cavallo tra I e II secolo potè parlarne, perchè “molti di loro” non erano storici: Galeno, Luciano e Mara sono chiaramente storici anch’essi, a quanto pare!

    Venendo a storici veri, cioè i grandi Tacito, Svetonio e Plinio jr, credo che si rivoltino nella tomba ormai da secoli, per essergli stato addebitato qualcosa di cui erano acclaratamente ignari. Il “cristo” di cui parla il primo di loro è un appositivo generico: d’altronde, “cristo” è proprio un appositivo, ma lo scrittore dimostra di non sapere nemmeno questo, a dispetto dell’immensa risonanza che le favolose imprese del protagonista evangelico avrebbero dovuto avere.
    In secondo luogo, Svetonio, che guarda caso fu intimo di Tacito e di Plinio, nomina un “cresto” che agiva però a ridosso della propria epoca (“impulsore chresto”): tale nome indicava anch’esso non un nome proprio, bensì un appositivo dato a schiavi e liberti, soprattutto giudei paganizzanti, e non certo a dei “cristiani”.
    A complicare le cose, Plinio parla di “cristiani” che agiscono non in Palestina nè a Roma (dove avrebbero dovuto essere numerosisssimi, come vorrebbero gli storici addomesticati!), bensì proprio in Bitinia: che peraltro sarà anche teatro dell’incendio della reggia di Diocleziano proprio da parte di cristiani (gli innocenti… piromani). Dunque pare che questi “cristiani” fossero attivi presso questa zona dell’Anatolia, ancor più che in aree natìe del Medioriente. D’altronde, dalla corrispondenza con l’amico Plinio, nemmeno Traiano sapeva chi fossero costoro a Roma, dove dovettero esser stati bruciati vivi poco tempo prima dal cattivello Nerone, per aver incendiato la città… Eppure, sia Plinio che Traiano ignorano tale condanna (ed annesso rescritto di “persecuzione universale”, noto solo a Tertulliano: che fu proprio colui il quale lo inventò, come ha rivelato lo storico Bourgery, che era pure cattolico…), che però è riferita da Tacito, conoscente di loro due nonchè di Svetonio, che dal canto suo pare far finta di nulla…

    La confusione è tanta, così come lo è il sospetto di manomissione delle fonti, che furono monopolizzate e ricopiate solamente da religiosi; sospetto che si accresce considerato infine che sia Tacito che Svetonio parlarono sì di cristiani generici (sebbene laddove il secondo parla di “cresto”, il primo parla di cristo), ma in una versione tacitiana di redazione cassinate del XI secolo passata agli ultravioletti, si nota che qualche pio emanuense corresse “cresto” in “cristo”, a testimonianza del fatto che l’antico vizio fosse duro a morire.

    Cetera transeat.

    p.s.: un saluto all’amico “Galarico”, che venuto a trovarci…

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  9. Salve a tutti.
    Quindi avevo visto giusto, esiste ancora qualcuno che si “ostina”.

    Ciò che trovo curioso è che la giustificazione di tale ostinazione, che dovrebbe avere una solida base storica, venga invece supportata solo da improbabili supposizioni ed inquietanti omissioni …..

    Giustino, che dovrebbe “ignorare qualsiasi documento originario dei vangeli”, ci racconta, invece, di come i cristiani leggessero i vangeli durante le loro cerimonie (Prima Apologia cap 66). Egli basa la sua fede totalmente su di essi citandoli in continuazione (ben 13 volte solo nel suo “Dialogo con Trifone” – capp. 100-107). Tra l’altro Giustino riporta esattamente interi brani di vangeli canonici testimoniando così che agli inizi del II secolo tali testi sono ormai ampiamente diffusi in zone come la Siria e la Palestina. Certamente Giustino li riteneva dei testi fedeli agli originali, siamo agli inizi del II secolo a circa 50-60 anni dalla loro redazione, e vi riponeva una fiducia enorme visto che testimoniò col martirio la sua fede in essi.

    Secondo Papia “le vicende evangeliche si trasmisero in maniera orale e a casaccio”, stranamente, però, il vescovo di Gerapoli ci dice che sia Marco che Matteo scrissero tutto ciò che ricordarono premurandosi di non omettere nulla e di non commettere alcun errore …. (Eusebio, HE, III, 39).
    Addirittura, per Papia, Marco è l’interprete di Pietro, quindi riporta una testimonianza diretta.
    Ovviamente per gli “illuminati ostinati” Papia è solo una invenzione di Eusebio, ma allora che senso ha citare un personaggio ritenuto immaginario e, per giunta, distorcendo la sua testimonianza?

    Attorno al 57 d.C. Paolo scrive una lettera ai cristiani di Roma lodandoli per la loro fede in Cristo (così ritiene la maggioranza degli studiosi). Paolo non era mai stato a Roma, eppure quella fede era già presente nella capitale dell’impero a soli 25-27 anni dalla morte di Gesù. Chissà se siamo di fronte al “record” del mito più veloce a formarsi?

    E dei quattro vangeli canonici “menzionati e conosciuti solo da Ireneo”, altro falsario, che si può pensare? Forse che non è stato molto originale visto che già Paolo cita il Vangelo di Luca (1Tim 5:18; cf. Lc 10:7), che il più antico manoscritto che abbiamo, il papiro Rylands P52, è un frammento del Vangelo di Giovanni datato attorno al 125 d.C., che Ignazio (c. 110 d.C.), il quale conosceva gli apostoli o comunque era vicino a chi li aveva conosciuti, ha molta familiarità col Vangelo di Matteo, visti i numerosi parallelismi e le palesi citazioni da Matteo, che Clemente R. (c. 95 d.C.) e Policarpo (c. 110 d.C.), che conobbero gli apostoli, anch’essi facevano uso di Matteo, che Clemente abbraccia numerose citazioni da Matteo, Luca, ed alcune da Marco, che l’autore del Pastore di Hermas (c. 90-150 d.C.) sicuramente conosceva alcuni o tutti i quattro Vangeli.

    Ma veniamo alle “irrilevanti” testimonianze:
    Galeno, II secolo, medico personale degli imperatori Marco Aurelio e Commodo, non uno sconosciuto qualunque, parla apertamente dei cristiani come degli uomini reali, propri del suo tempo, che meravigliano per la loro fede ben salda, quasi fanatica: “Così vediamo nel nostro tempo quegli uomini chiamati Cristiani…” (De sentent. Pol. Plat). Per essere dei fantasmi inventati dalla Chiesa imbrogliona questi cristiani del II secolo, con una fede così già ben radicata, sembrano alquanto reali se lo stesso Galeno ne condanna la dottrina che il Cristo ha loro dato (De differentia pulsuum libri quattuor II, 4; III, 3). Non devo essere io a svelare che “Cristo” significhi “Messia”, cioè esattamene ciò che i cristiani pensavano fosse Gesù e che, quindi, sia l’appellativo con cui lo conobbero i romani e tutti i pagani.
    E che dire dei “sempliciotti” di Luciano? Il famoso retore che scrive un’intera opera “La morte di Peregrino” inventandosi dei cristiani mai esistiti? Per essere una fantasia di Luciano questi cristiani con una dottrina portentosa e che disprezzano la morte (De morte Per. XI-XIII) assomigliano molto a quelli di Galeno. Che si siano copiati?

    Per essere una favola contrabbandata da vangeli scritti solo dopo il 150 d.C., questa del Cristo giustiziato sembra essere una sorta di “segreto di Pulcinella” se Tacito, Luciano, Galeno, Mara, ecc. ne parlano apertamente diversi anni prima. Che strano.

    Quei tre pasticcioni di Origene, Africano, ed Eusebio in effetti combinano un bel guazzabuglio, ma loro malgrado, finiscono per riportarci ciò che in qualche modo erano i contenuti della polemica tra pagani e cristiani a quei tempi: fu eclisse o no? Si discuteva della divinità di Cristo e non del fatto se fosse esistito o meno.

    Altro atteggiamento veramente curioso per chi “ostinatamente” nega la storicità di Cristo è la sottovalutazione della testimonianza flaviana. La maggioranza degli studiosi è ormai pervenuta alla conclusione che Giuseppe Flavio certamente non parla della divinità di Gesù, ma sicuramente si riferisce all’uomo Gesù crocifisso sotto Ponzio Pilato. Resta, inoltre, “assordante” l’imbarazzato silenzio circa l’altra citazione su Gesù in Antichità Giudaiche XX, 20, praticamente accettata da tutti gli studiosi.

    Ma gli storici veri che dicono, visto che dovrebbero essere “acclaratamente” ignari?
    Stranamente Tacito, in realtà, mostra di essere ben informato, forse un po’ troppo per essere “acclaratamente” ignaro (ma poi acclarato da chi?). Non stiamo parlando di un “burlone” qualsiasi, senza arte né parte, ma di un grande storico romano, vissuto tra il 54 ed il 119, pretore, oratore, consul suffectus e proconsole in Asia, impegnato nella redazione dei suoi “Ab excessu divi Augusti” (o “Annali” come li chiamiamo noi), resoconti storici ufficiali dell’impero, non di libretti di fantasia tipo collana “Armony”. Per la sua posizione politica egli poteva accedere a fonti dirette (verbali del senato, atti governativi, ecc.) e sappiamo della sua dipendenza da Plinio (il vecchio), vissuto molti anni in Palestina proprio al tempo di Gesù. Il quale, ripeto, era conosciuto dai romani del II secolo con l’appellativo di Cristo, nome ormai comunemente diffuso tra le comunità dei suoi seguaci.
    Svetonio appare meno preciso del suo amico Tacito storpiando “Cristo” in “Cresto”, ma è opinione diffusa che l’espressione “impulsore Chresto” si riferisca a Cristo. Nel I secolo era usuale, infatti, accanto a “Christus” anche la scrittura “Chrestos”, i due termini erano pronunciati allo stesso modo, e potevano essere facilmente confusi, prova ne è il fatto che Svetonio stesso usi anche il termine “Christiani” (Vita Neronis XVI, 2).
    Cristo a Roma durante l’imperio di Claudio? Ma Svetonio non dice questo, anzi la sua espressione sembra faccia piuttosto riferimento ad una fede fanatica dei cristiani che li opponeva alla comunità ebraica.
    Infine abbiamo Plinio (il giovane) che ci parla di cristiani che si trovano in Bitinia e non in Palestina, un fatto veramente strano! Ma non sarà, forse, perché Plinio era il governatore della Bitinia? E che trovandosi in quella regione abbia avuto più interesse a parlare dei cristiani ivi residenti piuttosto di quelli della Palestina? Plinio scrive a Traiano per sapere fino a che punto bisogna spingere la persecuzione contro di loro dimostrando così che era ben al corrente dell’esistenza di una tale misura ed il rescritto di Traiano, poi, non dimostra affatto che l’imperatore non conoscesse i cristiani. Traiano non è affatto meravigliato della loro esistenza, solo non vuole che siano condannati per il semplice fatto che lo siano. Ciò dimostra, semmai, che il termine “cristiani” non era sinonimo di ribelli antiromani (l’accusa di incendiari formulata da chi poco prima firmò un decreto di persecuzione contro di loro, non sembra possa avere tutti i caratteri dell’attendibilità …).

    L’uso della moderna tecnologia ad ultravioletti è una buona cosa, ma utilizzarla per scoprire ciò che già si conosce non mi sembra esercizio intelligente. Che il manoscritto mediceo 68.2 di Tacito riportasse tracce di una correzione del termine “Chrestiani” in “Christiani” è fatto ben noto da tempo, ciò che si dovrebbe dire è che tale lezione è generalmente scartata perché è seguita dall’etimologia. Se i “Chrestiani” sono così chiamati perché prendono il nome da “Christo”, è logico che l’autore non poteva aver scritto “Chrestiani”, che tale termine costituisca un errore e che per questo sia stato corretto.

    Scusate la lunghezza, un saluto.

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  10. teologo cattolico

    luis, ma anche biagio catalano, grazie per i vostri stimolanti confronti.

    Io che non sono competente in materia trovo sempre utile fare riferimenti a commenti di accademici (volumi, articoli ) storici cristianesimo, storia antica, archeologi.
    Conosco decine di testi di prof universitari che danno per scontata essitenza Gesù. Non conosco nessuno che dica il contrario,che affermi come certa la non esistenza di Gesù (forse si parla di distanza tra gesù storico e cristo della fede, ma non di non esistenza storica).
    Certo per mia ignoranza.
    Sarebbe utile però se vi fossero delle citazioni a supporto delle tesi, se cioè chi dà per scontato non esistenza di Gesù dicesse a quali studi di storici accademici fa riferimento, meglio se italiani (o al max europei), così si possono trovare le pubblicazioni e ci si può fare una idea più chiara, rispetto alle sintesi, per altro interessanti, presenti nel sito (senza magari citare qualche prof di una sperduta università dell’utah…tanto per dire)

    grazie a tutti comunque.

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